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vane, era più che alcuno altro riguardevole; tanto che in ogni azione, o forte o destra, non trovava uomo che lo superasse. A che si aggiugnevano i costumi; dove si vedeva una modestia inestimabile; perchè mai non se gli vedeva fare atto, o sentivasegli dire parola che dispiacesse, ed era riverente ai maggiori, modesto con gli equali, e con gl’inferiori piacevole. Le quali cose lo facevano non solamente da tutta la famiglia di Guinigi, ma da tutta la città di Lucca amare. Occorse in quelli tempi, sendo già Castruccio di diciotto anni, che i Ghibellini furono cacciati dai Guelfi di Pavia, in favore de’ quali fu mandato dai Visconti di Milano messer Francesco Guinigi, con il quale andò Castruccio, come quello che aveva il pondo di tutta la compagnia sua; nella quale espedizione Castruccio dette tanti saggi di sè di prudenza e d’animo, che niuno, che in quella impresa si trovasse, ne acquistò grazia appresso di qualunque, quanta ne riportò egli, e non solo il nome suo in Pavia, ma in tutta la Lombardia diventò grande e onorato.
Tornato adunque in Lucca Castruccio, assai più stimato che al partire suo non era, non mancava in quanto a lui era possibile, di farsi amici, osservando tutti quelli modi, che a guadagnarsi uomini sono necessarj. Ma sendo venuto messer Francesco Guinigi a morte, ed avendo lasciato uno suo figliuolo di età di anni tredici, chiamato Pagolo, lasciò tutore e governatore de’ suoi beni Ca-