forte, e di tale potenza, che nessuno credesse poterla subito opprimere; e dall’altra parte non fusse sì grande, che la fusse formidabile a’ vicini; e così potrebbe lungamente godersi il suo Stato. Perchè per due cagioni si fa guerra ad una Repubblica: l’una per diventarne Signore; l’altra per paura ch’ella non ti occupi. Queste due cagioni il sopraddetto modo quasi in tutto toglie via; perchè se la è difficile ad espugnarsi, come io la presuppongo, sendo bene ordinata alla difesa, rade volte accaderà, o non mai, ch’uno possa fare disegno d’acquistarla. Se la si starà intra i termini suoi, e veggasi per esperienza, che in lei non sia ambizione, non occorrerà mai che uno per paura di sè gli faccia guerra: e tanto più sarebbe questo, se e’ fusse in lei constituzione o legge, che le proibisse l’ampliare. E senza dubbio credo, che potendosi tenere la cosa bilanciata in questo modo, che e’ sarebbe il vero vivere politico, e la vera quiete d’una città. Ma sendo tutte le cose degli uomini in moto, e non potendo stare salde, conviene che le saglino, o che le scendano; e a molte cose che la ragione non t’induce, t’induce la necessità; talmente che avendo ordinata una Repubblica atta a mantenersi non ampliando, e la necessità la conducesse ad ampliare, si verrebbe a torre via i fondamenti suoi, ed a farla rovinare più presto. Così dall’altra parte quando il Cielo le fusse sì benigno, che la non avesse a fare guerra, ne nascerebbe, che l’ozio la farebbe o effeminata o divisa; le quali due cose