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ogni difficultà né dare tempo al marchese a diliberarsi, a un tratto mosse le sue genti per quella via, ed al marchese significò gli mandasse le chiavi di quel passo. Talché il marchese, occupato da questa subita diliberazione, gli mandò le chiavi: le quali mai gli arebbe mandate se Fois più trepidamente si fosse governato, essendo quello marchese in lega con il Papa e con i Viniziani, ed avendo uno suo figliuolo nelle mani del Papa; le quali cose gli davano molte oneste scuse a negarle. Ma assaltato dal subito partito, per le cagioni che di sopra si dicono, le concesse. Così feciono i Toscani coi Sanniti, avendo, per la presenza dello esercito di Sannio, preso quelle armi che gli avevano negato, per altri tempi, pigliare.


Quale sia migliore partito nelle giornate,
o sostenere l’impeto de’ nimici,
e, sostenuto, urtargli;
ovvero da prima con furia assaltargli.

Erano Decio e Fabio, consoli romani, con due eserciti all’incontro degli eserciti de’ Sanniti e de’ Toscani; e venendo alla zuffa ed alla giornata insieme, è da notare, in tale fazione, quale de’ due diversi modi di procedere tenuti dai due Consoli sia migliore. Perché Decio con ogni impeto e con ogni suo sforzo assaltò il nimico; Fabio solamente