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infino nello ultimo.

Ed a volere provare questo, dico come e’ sono di tre ragioni eserciti: l’uno dove è furore ed ordine; perché dall’ordine nasce il furore e la virtù, come era quello de’ Romani: perché si vede in tutte le istorie, che in quello esercito era un ordine buono, che vi aveva introdotto una disciplina militare per lungo tempo. Perché in uno esercito, bene ordinato, nessuno debbe fare alcuna opera se non regolarlo: e si troverrà, per questo, che nello esercito romano, dal quale, avendo elli vinto il mondo, debbono prendere esemplo tutti gli altri eserciti, non si mangiava, non si dormiva, non si meritricava, non si faceva alcuna azione o militare o domestica sanza l’ordine del console. Perché quegli eserciti che fanno altrimenti, non sono veri eserciti; e se fanno alcuna pruova, la fanno per furore e per impeto, e non per virtù. Ma dove la virtù ordinata usa il furore suo con i modi e co’ tempi, né difficultà veruna lo invilisce, né li fa mancare l’animo: perché gli ordini buoni gli rinfrescono l’animo ed il furore, nutriti dalla speranza del vincere; la quale mai non manca, infino a tanto che gli ordini stanno saldi. Al contrario interviene in quelli eserciti dove è furore e non ordine, come erano i Franciosi, i quali tuttavia nel combattere mancavano, perché, non riuscendo loro con il primo impeto vincere, e non essendo sostenuto da una virtù ordinata quello loro furore nel quale egli speravano né avendo fuori di quello cosa in la quale ei cunfidassono come