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un altro modo si spegne l’invidia quando, o per violenza o per ordine naturale, muoiono coloro che sono stati tuoi concorrenti nel venire a qualche riputazione ed a qualche grandezza; quali, veggendoti riputato più di loro, è impossibile che mai acquieschino, e stieno pazienti. E quando e’ sono uomini che siano usi a vivere in una città corrotta, dove la educazione non abbia fatto in loro alcuna bontà, è impossibile che per accidente alcuno, mai si ridichino; e per ottenere la voglia loro, e satisfare alla loro perversità d’animo sarebbero contenti vedere la rovina della loro patria. A vincere questa invidia non ci è altro rimedio che la morte di coloro che l’hanno; e quando la fortuna è tanto propizia a quell’uomo virtuoso, che si muoiano ordinariamente, diventa, sanza scandalo, glorioso, quando sanza ostacolo e sanza offesa e’ può mostrare la sua virtù; ma quando e’ non abbi questa ventura, gli conviene pensare per ogni via a torsegli dinanzi; e prima che e’ facci cosa alcuna, gli bisogna tenere modi che vinca questa difficultà. E chi legge la Bibbia sensatamente, vedrà Moisè essere stato forzato, a volere che le sue leggi e che i suoi ordini andassero innanzi, ad ammazzare infiniti uomini, i quali, non mossi da altro che dalla invidia, si opponevano a’ disegni suoi. Questa necessità conosceva benissimo frate Girolamo Savonerola; conoscevala ancora Piero Soderini, gonfaloniere di Firenze. L’uno non potette vincerla, per non avere autorità a poterlo fare (