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crudele, queste incommodità; ma gliene risultò allo incontro una commodità grandissima, la quale è ammirata da tutti gli scrittori: che, nel suo esercito, ancoraché composto di varie generazioni di uomini, non nacque mai alcuna dissensione, né infra loro medesimi, né contro di lui. Il che non potette dirivare da altro, che dal terrore che nasceva dalla persona sua: il quale era tanto grande, mescolato con la riputazione che gli dava la sua virtù, che teneva i suoi soldati quieti ed uniti. Conchiudo, dunque, come e’ non importa molto in quale modo uno capitano si proceda, pure che in esso sia virtù grande che condisca bene l’uno e l’altro modo di vivere: perché, come è detto, nell’uno e nell’altro è difetto e pericolo, quando da una virtù istraordinaria non sia corretto. E se Annibale e Scipione, l’uno con cose laudabili, l’altro con detestabili, feciono il medesimo effetto; non mi pare da lasciare indietro il discorrere ancora di due cittadini romani, che conseguirono con diversi modi, ma tutti a due laudabili, una medesima gloria.