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ne’ suoi primi tempi. Perché, tenendo fuori quella città sempre eserciti, sempre vi era luogo alla virtù degli uomini; né si poteva tôrre il grado a uno che lo meritasse, e darlo ad uno che non lo meritasse: perché, se pure lo faceva qualche volta, per errore o per provare, ne seguiva tosto tanto suo disordine e pericolo, che la ritornava subito nella vera via. Ma le altre republiche, che non sono ordinate come quella, e che fanno solo guerra quando la necessità le costringe, non si possono difendere da tale inconveniente: anzi sempre v’incorreranno dentro; e sempre ne nascerà disordine, quando quello cittadino, negletto e virtuoso, sia vendicativo, ed abbia nella città qualche riputazione e aderenzia. E la città di Roma uno tempo fece difesa; ma a quella ancora, poiché l’ebbe vinto Cartagine ed Antioco (come altrove si disse), non temendo più le guerre, pareva potere commettere gli eserciti a qualunque la voleva; non riguardando tanto alla virtù, quanto alle altre qualità che gli dessono grazia nel popolo. Perché si vide che Paulo Emilio ebbe più volte la ripulsa nel consolato, né fu prima fatto consolo che surgesse la guerra macedonica; la quale giudicandosi pericolosa, di consenso di tutta la città fu commessa a lui.

Sendo nella nostra città di Firenze seguite dopo il 1494 di molte guerre, ed avendo fatto i cittadini fiorentini tutti una cattiva pruova, si riscontrò a sorte la città in uno che mostrò come si aveva