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altro, e moderno ed antico, per maggiore dichiarazione della cosa.

Nel 1500, dopo la ripresa che fece il re di Francia Luigi XII, di Milano, mandò le sue genti a Pisa per ristituirla ai Fiorentini; dove furono mandati commessari Giovambatista Ridolfi e Luca di Antonio degli Albizi. E perché Giovambatista era uomo di riputazione, e di più tempo, Luca al tutto lasciava governare ogni cosa a lui: e s’egli non dimostrava la sua ambizione con opporsegli, la dimostrava col tacere, e con lo straccurare e vilipendere ogni cosa, in modo che non aiutava le azioni del campo né con l’opere né con il consiglio, come se fusse stato uomo di nessuno momento. Ma si vide poi tutto il contrario; quando Giovambatista, per certo accidente seguito, se n’ebbe a tornare a Firenze; dove Luca, rimasto solo, dimostrò quanto con l’animo, con la industria e col consiglio, valeva: le quali tutte cose, mentre vi fu la compagnia, erano perdute. Voglio di nuovo addurre, in confermazione di questo, parole di Tito Livio; il quale, referendo come, essendo mandato da’ Romani contro agli Equi Quinzio ed Agrippa suo collega, Agrippa volle che tutta l’amministrazione della guerra fosse appresso a Quinzio, e’ dice: «Saluberrimum in administratione magnarum rerum est, summam imperii apud unum esse». Il che è contrario a quello che oggi fanno queste nostre republiche e principi di mandare ne’ luoghi, per amministrargli meglio, più d’uno commessario e più d’uno capo: il che fa una inestimabile