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Medici, deliberarono di farlo in chiesa. Il che venne a perturbare tutto l’ordine, perché Giovambatista da Montesecco non volle concorrere all’omicidio, dicendo non lo volere fare in chiesa: talché gli ebbono a mutare nuovi ministri in ogni azione; i quali, non avendo tempo a fermare l’animo, fecero tali errori, che in essa esecuzione furono oppressi.
Manca l’animo a chi esequisce, o per riverenza, o per propria viltà dello esecutore. È tanta la maestà e la riverenza che si tira dietro la presenza d’uno principe, ch’egli è facil cosa o che mitighi o che gli sbigottisca uno esecutore. A Mario, essendo preso da’ Minturnesi, fu mandato uno servo che lo ammazzasse; il quale, spaventato dalla presenza di quello uomo e dalla memoria del nome suo, divenuto vile, perdé ogni forza ad ucciderlo. E se questa potenza è in uomo legato e prigione, ed affogato nella mala fortuna; quanto si può tenere che la sia maggiore in uno principe sciolto, con la maestà degli ornamenti, della pompa e della comitiva sua! talché ti può questa tale pompa spaventare, o vero con qualche grata accoglienza raumiliare. Congiurorono alcuni contro a Sitalce re di Tracia, deputorono il dì della esecuzione; convennono al luogo diputato, dove era il principe; nessuno di loro si mosse per offenderlo: tanto che si partirono sanza avere tentato alcuna cosa e sanza sapere quello che se gli avessi impediti; ed incolpavano l’uno l’altro. Caddono in tale errore più volte; tanto che, scopertasi la