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Dobbiamo adunque, entrando nella materia, considerare prima contro a chi si fanno le congiure; e troverreno farsi o contro alla patria, o contro ad uno principe: delle quali due voglio che al presente ragioniamo; perché, di quelle che si fanno per dare una terra a’ nimici che la assediano, o che abbino, per qualunque cagione, similitudine con questa, se n’è parlato di sopra a sufficienza. E trattereno, in questa prima parte, di quelle contro al principe, e prima esaminereno le cagioni di esse: le quali sono molte, ma una ne è importantissima più che tutte le altre. E questa è lo essere odiato dallo universale, perché il principe che si è concitato questo universale odio, è ragionevole che abbi de’ particulari i quali da lui siano stati più offesi, e che desiderino vendicarsi. Questo desiderio è accresciuto loro da quella mala disposizione universale che veggono essergli concitata contro. Debbe, adunque, un principe fuggire questi carichi privati; e come debba fare a fuggirli, avendone altrove trattato, non ne voglio parlare qui; perché, guardandosi da questo, le semplice offese particulari gli faranno meno guerra. L’una, perché si riscontra rade volte in uomini che stimino tanto una ingiuria, che si mettino a tanto pericolo per vendicarla; l’altra, che, quando pure ei fossono d’animo e di potenza da farlo, sono ritenuti da quella benivolenza universale che veggono avere ad uno principe. Le ingiurie, conviene che siano nella roba, nel sangue o nell’onore. Di quelle del sangue sono più pericolose