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governi la moltitudine, si fe’ ministra di qualunque disegnasse in alcun modo offendere quelli governatori, e così si levò presto alcuno, che con l’aiuto della moltitudine gli spense. Ed essendo ancora fresca la memoria del Principe, e delle ingiurie ricevute da quello, avendo disfatto lo Stato de’ pochi, e non volendo rifare quel del Principe, si volsero allo Stato popolare, e quello ordinarono in modo, che nè i pochi potenti, nè un Principe vi avesse alcuna autorità. E perchè tutti gli Stati nel principio hanno qualche riverenza, si mantenne questo Stato popolare un poco, ma non molto, massime spenta che fu quella generazione, che l’aveva ordinato; perchè subito si venne alla licenza, dove non si temevano nè gli uomini privati, nè i pubblici; di qualità che vivendo ciascuno a suo modo, si facevano ogni dì mille ingiurie: talchè costretti per necessità, o per suggestione d’alcuno buono uomo, o per fuggire tale licenza, si ritorna di nuovo al Principato, e da quello di grado in grado si riviene verso la licenza, ne’ modi e per le cagioni dette. E questo è il cerchio, nel quale girando tutte le Repubbliche si sono governate, e si governano; ma rade volte ritornano ne’ governi medesimi, perchè quasi nessuna Repubblica può essere di tanta vita, che possa passare molte volte per queste mutazioni, e rimanere in piedi. Ma bene interviene che nel travagliare una Repubblica, mancandole sempre consiglio e forze, diventa suddita d’uno Stato propinquo