cordano mai ad una legge nuova, che riguardi un nuovo ordine nella città, se non è mostro loro da una necessità che bisogni farlo; e non potendo venire questa necessità senza pericolo, è facil cosa che quella Repubblica rovini, avanti che la si sia condotta a una perfezione di ordine. Di che ne fa fede appieno la Repubblica di Firenze, la quale fu dall’accidente d’Arezzo, nel II riordinata, e da quel di Prato nel XII disordinata. Volendo adunque discorrere quali furono gli ordini della città di Roma, e quali accidenti alla sua perfezione la condussero, dico, come alcuni, che hanno scritto delle Repubbliche, dicono essere in quelle uno de’ tre Stati, chiamato da loro Principato, di Ottimati, e Popolare, e come coloro, ch’ordinano una città, debbano volgersi ad uno di questi, secondo pare loro più a proposito. Alcuni altri, e secondo l’opinione di molti più savj, hanno opinione che siano di sei ragioni Governi, delle quali tre ne siano pessimi, tre altri siano buoni in loro medesimi, ma sì facili a corrompersi, che vengono ancora essi a essere perniciosi. Quelli che sono buoni, sono i soprascritti tre; quelli che sono rei, sono tre altri, i quali da questi tre dipendono, e ciascuno di essi è in modo simile a quello che gli è propinquo, che facilmente saltano dall’uno all’altro; perchè il Principato facilmente diventa tirannico; gli Ottimati con facilità diventano Stato di pochi; il Popolare senza difficultà in licenzioso si converte. Talmente che se uno ordinatore di Repubblica ordina in una