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esercito a Bologna, intesa la perdita di Brescia, sanza differire ne andò a quella volta, ed in tre giorni arrivato a Brescia, per la fortezza riebbe la terra. Ebbe, pertanto, ancora la fortezza di Brescia, a volere che la giovasse, bisogno d’un monsignor di Fois, e d’uno esercito francioso che in tre dì la soccorresse. Sì che lo esemplo di questo, allo incontro delli esempli contrari, non basta; perché assai fortezze sono state, nelle guerre de’ nostri tempi, prese e riprese con la medesima fortuna che si è ripresa e presa la campagna, non solamente in Lombardia, ma in Romagna, nel regno di Napoli, e per tutte le parti d’Italia. Ma, quanto allo edificare fortezze per difendersi da’ nimici di fuori, dico che le non sono necessarie a quelli popoli ed a quelli regni che hanno buoni eserciti; ed a quegli che non hanno buoni eserciti, sono inutili: perché i buoni eserciti sanza le fortezze sono sofficienti a difendersi; le fortezze sanza i buoni eserciti non ti possono difendere. E questo si vede per isperienza di quegli che sono stati e ne’ governi e nell’altre cose tenuti eccellenti; come si vede de’ Romani e degli Spartani: che, se i Romani non edificavano fortezze, gli Spartani, non solamente si astenevano da quelle, ma non permettevano di avere mura alle loro città; perché volevono che la virtù dell’uomo particulare, non altro defensivo, gli difendesse. Dond’è che, sendo domandato uno Spartano da uno Ateniese, se le mura di Atene gli parevano belle, gli rispose: - Sì, s’elle fussono