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loro in alcun luogo, fu a Capova: il quale vi mandarono, non per loro ambizione, ma perché e’ ne furono ricerchi dai Capovani: i quali, essendo intra loro discordia, giudicarono essere necessario avere dentro nella città uno cittadino romano che gli riordinasse e riunisse. Da questo esemplo gli Anziati mossi, e constretti dalla medesima necessità, domandarono, ancora loro, uno Prefetto; e Tito Livio dice, in su questo accidente, ed in su questo nuovo modo d’imperare «quod jam non solum arma, sed iura romana pollebant». Vedesi, pertanto, quanto questo modo facilitò lo augumento romano. Perché quelle città, massime che sono use a vivere libere, o consuete governarsi per sua provinciali, con altra quiete stanno contente sotto uno dominio che non veggono, ancora ch’egli avesse in sé qualche gravezza, che sotto quello che veggendo ogni giorno, pare loro che ogni giorno sia rimproverata loro la servitù. Appresso, ne seguita uno altro bene per il principe: che, non avendo i suoi ministri in mano i giudicii ed i magistrati che civilmente o criminalmente rendono ragione in quelle cittadi, non può nascere mai sentenza con carico o infamia del principe: e vengono per questa via a mancare molte cagioni di calunnia e d’odio verso di quello. E che questo sia il vero, oltre agli antichi esempli che se ne potrebbero addurre, ce n’è uno esemplo fresco in Italia. Perché, come ciascuno sa, sendo Genova stata più volte occupata da’ Franciosi, sempre