Pagina:Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu/304

facendosi beffe di simile partito, disse: «Quam mallem vinctos mihi traderent equites!», cioè: - Io arei più caro che me gli dessino legati -. La quale opinione, ancoraché la sia stata in bocca d’un uomo eccellentissimo, nondimanco, se si ha ad ire dietro alla autorità, si debbe più credere a una Republica romana, e a tanti capitani eccellentissimi che furono in quella, che a uno solo Annibale. Ancoraché, sanza le autorità, ce ne sia ragioni manifeste: perché l’uomo a piede può andare in di molti luoghi, dove non può andare il cavallo; puossi insegnarli servare l’ordine, e, turbato che fussi, come e’ lo abbia a riassumere: a’ cavagli è difficile fare servare l’ordine, ed impossibile, turbati che sono, riordinargli. Oltre a questo, si truova, come negli uomini, de’ cavagli che hanno poco animo, e di quegli che ne hanno assai: e molte volte interviene che un cavallo animoso è cavalcato da un uomo vile, e uno cavallo vile da uno animoso; ed in qualunque modo che segua questa disparità, ne nasce inutilità e disordine. Possono le fanterie, ordinate, facilmente rompere i cavagli, e difficilmente essere rotte da quegli. La quale opinione è corroborata, oltre a molti esempli antichi e moderni, dalla autorità di coloro che danno delle cose civili regola: dove ei mostrano come in prima le guerre si cominciarono a fare con i cavagli, perché non era ancora l’ordine delle fanterie; ma come queste si ordinarono, si conobbe subito quanto loro erano più utili che quelli. Non è per questo però che i cavagli