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persona, e nuocesi a sé medesimo. Queste diliberazioni così fatte procedono o da debolezza d’animo e di forze, o da malignità di coloro che hanno a diliberare i quali, mossi dalla passione propria di volere rovinare lo stato o adempiere qualche altro loro disiderio, non lasciano seguire la diliberazione, ma la impediscono e la attraversono. Perché i buoni cittadini, ancora che vegghino una foga popolare voltarsi alla parte perniziosa, mai impediranno il diliberare, massime di quelle cose che non aspettano tempo. Morto che fu Girolamo tiranno in Siragusa, essendo la guerra grande intra i Cartaginesi ed i Romani, vennono i Siracusani in disputa se dovevano seguire l’amicizia romana o la cartaginese. E tanto era lo ardore delle parti, che la cosa stava ambigua, né se ne prendeva alcuno partito: insino a tanto che Apollonide, uno de’ primi in Siracusa, con una sua orazione piena di prudenza, mostrò come e’ non era da biasimare chi teneva la opinione di aderirsi ai Romani, né quelli che volevano seguire la parte cartaginese; ma era bene da detestare quella ambiguità e tardità di pigliare il partito, perché vedeva al tutto in tale ambiguità la rovina della republica; ma preso che si fussi il partito, qualunque si fusse, si poteva sperare qualche bene. Né potrebbe mostrare più Tito Livio, che si faccia in questa parte, il danno che si tira dietro lo stare sospeso. Dimostralo ancora in questo caso de’ Latini: poiché, essendo i Lavinii ricerchi da loro d’aiuto contro ai