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CAPITOLO XI
Non è partito prudente fare amicizia
con uno principe che abbia più opinione
che forze.
Volendo Tito Livio mostrare lo errore de’ Sidicini a fidarsi dello aiuto de’ Campani, e lo errore de’ Campani a credere potergli difendere, non lo potrebbe dire con più vive parole, dicendo: «Campani magis nomen in auxilium Sidicinorum, quam vires ad praesidium attulerunt». Dove si debbe notare che le leghe che si fanno coi principi, che non abbino o commodità di aiutarti per la distanza del sito, o forze da farlo per suo disordine o altra sua cagione, arrecono più fama che aiuto a coloro che se ne fidano: come intervenne, ne’ dì nostri, ai Fiorentini, quando, nel 1479, il Papa ed il re di Napoli gli assaltarono: chè, essendo amici del re di Francia, trassono di quella amicizia «magis nomen, quam praesidium», come interverrebbe ancora a quel principe, che, confidatosi di Massimiliano imperadore, facesse qualche impresa; perchè questa è una di quelle amicizie che arrecherebbe a chi la facesse «magis nomen, quam praesidium», come si dice, in questo testo, che arrecò quella de’ Capovani a’ Sidicini. Errarono, adunque, in questa parte i Capovani, per parere loro avere più forze che non avevano. E così fa la poca prudenzia degli uomini, qualche volta, che, non sappiendo nè