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La Plebe insieme è gagliarda,
di per sé è debole.

Erano molti Romani, sendo seguita per la passata dei Franciosi la rovina della loro patria, andati ad abitare a Veio, contro la constituzione ed ordine del Senato: il quale, per rimediare a questo disordine, comandò per i suoi editti publici che ciascuno, infra certo tempo, e sotto certe pene, tornasse a abitare a Roma. De’ quali editti, da prima per coloro contro a chi e’ venivano, si fu fatto beffe; dipoi, quando si appressò il tempo dello ubbidire, tutti ubbidirono. E Tito Livio dice queste parole «Ex ferocibus universis singuli metu suo obedientes fuere». E veramente, non si può mostrare meglio la natura d’una moltitudine in questa parte, che si dimostri in questo testo. Perché la moltitudine è audace nel parlare, molte volte contro alle diliberazioni del loro principe; dipoi, come ei veggono la pena in viso, non si fidando l’uno dell’altro, corrono ad ubbidire. Talché si vede certo che, di quel che si dica uno popolo circa la buona o mala disposizione sua, si debba tenere non gran conto, quando tu sia ordinato in modo da poterlo mantenere, s’egli è bene disposto; s’egli è male disposto, da potere provedere che non ti offenda. Questo s’intende per quelle male disposizioni che hanno