non mai o dannò chi l’aveva rotta, o lo scusò; come quello che dannare non la voleva come cosa che gli tornava a proposito, e scusare non la poteva. Il che avendo scoperto l’animo suo ambizioso e partigiano, gli tolse riputazione, e dettegli assai carico. Offende ancora uno stato assai, rinfrescare ogni dì nello animo de’ tuoi cittadini nuovi umori per nuove ingiurie che a questo e quello si facciano: come intervenne a Roma dopo il Decemvirato. Perché tutti i Dieci, ed altri cittadini in diversi tempi, furono accusati e condennati; in modo che gli era uno spavento grandissimo in tutta la Nobilità, giudicando che e’ non si avesse mai a porre fine a simili condennagioni, fino a tanto che tutta la Nobilità non fusse distrutta. Ed arebbe generato, in quella città, grande inconveniente, se da Marco Duellio tribuno non vi fusse stato proveduto; il quale fece uno editto, che per uno anno non fusse lecito a alcuno citare o accusare alcuno cittadino romano: il che rassicurò tutta la Nobilità. Dove si vede quanto sia dannoso a una republica o a un principe, tenere con le continove pene ed offese sospesi e paurosi gli animi de’ sudditi. E sanza dubbio non si può tenere il più pernizioso ordine: perché gli uomini che cominciono a dubitare di avere a capitare male, in ogni modo si assicurano ne’ pericoli, e diventono più audaci, e meno respettivi a tentare cose nuove. Però è necessario o non offendere mai alcuno, o fare le offese a un tratto: e dipoi rassicurare gli uomini, e dare loro cagione di quietare e fermare l’animo.