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ancorachè i Nobili desiderino tiranneggiare, quella parte della Nobiltà che si trova fuori della Tirannide, è sempre inimica al Tiranno; nè quello se la può mai guadagnare tutta, per l’ ambizione grande, e grande avarizia ch’ è in lei, non potendo il Tiranno avere nè tante ricchezze, nè tanti onori; che a tutti satisfaccia. E così Appio lasciando il Popolo, ed accostandosi a’ Nobili, fece uno errore evidentissimo, e per le ragioni dette di sopra, e perchè a volere con violenza tenere una cosa, bisogna che sia più potente chi sforza, che chi è sforzato. Donde nasce che quelli Tiranni che hanno amico l’universale, ed inimici i Grandi, sono più sicuri, per essere la loro violenza sostenuta da maggiori forze, che quella di coloro che hanno per inimico il Popolo ed amica la Nobiltà. Perchè con quello favore bastano a conservarsi le forze intrinseche, come bastarono a Nabide Tiranno di Sparta, quando tutta Grecia ed il Popolo romano lo assaltò, il quale assicuratosi di pochi Nobili, avendo amico il Popolo, con quello si difese, il che non arebbe potuto fare avendolo inimico. In quell’altro grado, per aver pochi amici dentro, non bastano le forze intrinseche, ma gli conviene cercare di fuora. E hanno ad essere di tre sorte; l’una satelliti forestieri, che ti guardino la persona; l’altra armare il contado, che faccia quell’ ufficio ch’ arebbe a fare la Plebe; la terza aderirsi co’ vicini potenti, che ti difendano. Chi tiene questi modi, e gli osserva bene, ancora ch'egli avesse