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libro primo 143

Plebe in disfavore della libertà, e molti errori fatti da Appio, Capo del Decemvirato, in disfavore di quella Tirannide, che egli si aveva presupposto di stabilire in Roma. Dopo molte disputazioni e contenzioni seguite tra il Popolo e la Nobiltà, per fermare nuove leggi in Roma, per le quali, e’ si stabilisse più la libertà di quello Stato, mandarono d'accordo Spurio Postumio con due altri cittadini ad Atene, per gli esempj di quelle leggi che Solone dette a quella Città, acciocchè sopra quelle potessero fondare le leggi romane. Andati e tornati costoro, si venne alla creazione degli uomini che avessero ad esaminare e fermare dette leggi; e crearono dieci cittadini per uno anno, intra i quali fu creato Appio Claudio, uomo sagace e inquieto. E perchè e’ potessero senz’ alcun rispetto creare tali leggi, si levarono di Roma tutti gli altri Magistrati, ed in particolare i Tribuni e i Consoli, e levossi lo appello al Popolo; in modochè tal Magistrato veniva ad essere al tutto Principe di Roma. Appresso ad Appio si ridusse tutta l’autorità degli altri suoi compagni, per gli favori che gli faceva la Plebe, perchè egli s’era fatto in modo popolare con le dimostrazioni, che pareva maraviglia ch’egli avesse preso sì presto una nuova natura e uno nuovo ingegno, essendo stato tenuto innanzi a questo tempo un crudele persecutore della Plebe. Governaronsi questi Dieci assai civilmente, non tenendo più che dodici Littori, i quali andavano davanti a quello ch’era fra loro prepo-