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libro primo 139

zati comperare quelle promesse. Talchè molto più utilmente arebbono fatto a consentire, che Beaumonte l’avesse sotto qualunque promessa presa, come se ne vide l’esperienza dipoi nel 1502, che essendosi ribellato Arezzo, venne al soccorso dei Fiorentini mandato dal Re di Francia Monsignor Imbalt con gente francese; il qual giunto propinquo ad Arezzo, dopo poco tempo cominciò a praticare accordo con gli Aretini, i quali sotto certa fede volevano dare la Terra a similitudine de’ Pisani. Fu rifiutato in Firenze tale partito, il che veggendo Monsignor Imbalt, e parendogli come i Fiorentini se ne intendessero poco, cominciò a tenere le pratiche dello accordo da sè, senza parlicipazione dei Commissarj; tantochè e’ lo conchiuse a suo modo, e sotto quello con le sue genti se n’entrò in Arezzo, facendo intendere a’ Fiorentini come egli erano matti, e non si intendevano delle cose del mondo; che se volevano Arezzo, lo facessero intendere al Re, il quale lo poteva dar lor molto meglio, avendo le sue genti in quella Città, che fuori. Non si restava in Firenze di lacerare e biasimare detto Imbalt, nè si restò mai, infino a tanto che si conobbe che se Beaumonte fusse stato simile a Imbalt, si sarebbe avuto Pisa come Arezzo. E così, per tornar a proposito, le Repubbliche irresolute non pigliano mai partiti buoni, se non per forza, perchè la debolezza loro non le lascia mai deliberare dove è alcun dubbio, e se quel dubbio non è cancellato da una violenza che le sospinga, stanno sempre mai sospese.