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libro primo 113

che subito dopo la vittoria, lasciare lo esercito non vogliono, portarsi modestamente non possono, usare termini violenti, e che abbiano in sè l’onorevole, non sanno. Talchè stando ambigui, tra quella loro dimora e ambiguità, sono oppressi. Quanto ad una Repubblica, volendo fuggire questo vizio dello ingrato, non si può dare il medesimo rimedio che al Principe; cioè che vada e non mandi nelle espedizioni sue, sendo necessitata a mandare un suo cittadino. Conviene pertanto che per rimedio io le dia, che la tenga i medesimi modi che tenne la Repubblica romana, ad esser meno ingrata che le altre; il che nacque dai modi del suo Governo. Perchè adoperandosi tutta la Città, e gli Nobili e gl’Ignobili, nella guerra, surgeva sempre in Roma in ogni età uomini virtuosi, e ornati di varie vittorie, che il Popolo non aveva cagione di dubitare di alcuno di loro, sendo assai, e guardando l’uno l’altro. E intanto si mantenevano interi, e rispettivi di non dare ombra di alcuna ambizione, nè cagione al Popolo come ambiziosi d’offenderli, che venendo alla Dittatura, quello maggior gloria ne riportava, che più tosto la deponeva. E così non potendo simili modi generare sospetto, non generavano ingratitudine. In modo che una Repubblica che non voglia avere cagione d’essere ingrata, si debbe governare come Roma; e uno cittadino che voglia fuggire quelli suoi morsi, debbe osservare i termini osservati dai cittadini romani.