dienza dello esercito, e a poco a poco lo ridusse
in Roma senza alcuna autorità; talchè Antonio ne
andò a trovare Vespasiano, il quale era ancora in
Asia, dal quale fu in modo ricevuto, che in breve
tempo ridotto in nessun grado, quasi disperato morì. E di questi esempj ne sono piene le Istorie. Nei
nostri tempi, ciascuno che al presente vive sa con
quanta industria e virtà Consalvo Ferrante, militando nel Regno di Napoli contro ai Francesi per
Ferrando re di Ragona, conquistasse e vincesse
quel regno, e come per premio di vittoria ne riportò, che Ferrando si partì da Ragona, e venuto
a Napoli, in prima gli levò la ubbidienza delle genti
d’arme, e dipoi gli tolse le Fortezze, ed appresso
ne lo menò seco in Spagna, dove poco tempo dopo
inonorato morì. È tanto dunque naturale questo
sospetto nei Principi, che non se ne possono difendere, ed è impossibile ch’egli usino gratitudine
a quelli, che con vittoria hanno fatto sotto le insegne loro grandi acquisti. E da quello che non
si difende un Principe, non è miracolo nè cosa
degna di maggiore considerazione, se un Popolo
non se ne difende. Perchè avendo una Città, che
vive libera duoi fini, l’uno l’acquistare, l’altro il
mantenersi libera, conviene che nell’una cosa e
nell’altra per troppo amore erri. Quanto agli errori nello acquistare, se ne dirà, nel luogo suo.
Quanto agli errori per mantenersi libera, sono intra gli altri questi, di offendere quei cittadini che
la dovrebbe premiare, avere sospetto di quelli in