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libro primo 109

dienza dello esercito, e a poco a poco lo ridusse in Roma senza alcuna autorità; talchè Antonio ne andò a trovare Vespasiano, il quale era ancora in Asia, dal quale fu in modo ricevuto, che in breve tempo ridotto in nessun grado, quasi disperato morì. E di questi esempj ne sono piene le Istorie. Nei nostri tempi, ciascuno che al presente vive sa con quanta industria e virtà Consalvo Ferrante, militando nel Regno di Napoli contro ai Francesi per Ferrando re di Ragona, conquistasse e vincesse quel regno, e come per premio di vittoria ne riportò, che Ferrando si partì da Ragona, e venuto a Napoli, in prima gli levò la ubbidienza delle genti d’arme, e dipoi gli tolse le Fortezze, ed appresso ne lo menò seco in Spagna, dove poco tempo dopo inonorato morì. È tanto dunque naturale questo sospetto nei Principi, che non se ne possono difendere, ed è impossibile ch’egli usino gratitudine a quelli, che con vittoria hanno fatto sotto le insegne loro grandi acquisti. E da quello che non si difende un Principe, non è miracolo nè cosa degna di maggiore considerazione, se un Popolo non se ne difende. Perchè avendo una Città, che vive libera duoi fini, l’uno l’acquistare, l’altro il mantenersi libera, conviene che nell’una cosa e nell’altra per troppo amore erri. Quanto agli errori nello acquistare, se ne dirà, nel luogo suo. Quanto agli errori per mantenersi libera, sono intra gli altri questi, di offendere quei cittadini che la dovrebbe premiare, avere sospetto di quelli in