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libro primo 99

Popolo più tosto per averlo assoluto, che per averlo voluto condannare; e la ragione è questa, che nessuna Repubblica bene ordinata, non mai cancellò i demeriti con li meriti deì suoi cittadini, ma avendo ordinati i premj ad una buona opera, e le pene ad una cattiva, ed avendo premiato uno per aver bene operato, se quel medesimo opera dipoi male, lo gastiga senza avere riguardo alcuno alle sue buone opere. E quando questi ordini sono bene osservati, una Città vive libera molto tempo; altrimenti sempre rovinerà presto. Perchè se ad un cittadino che abbia fatto qualche egregia opera per la Città, s’aggiunge oltre alla riputazione, che quella cosa gli arreca, una audacia e confidenza di potere, senza temer pena, far qualche opera non buona, diventerà in breve tempo tanto insolente, che si risolverà ogni civiltà. È ben necessario, volendo che sia temuta la pena per le triste opere, osservare i premj per le buone, come sì vede che fece Roma. E benchè una Repubblica sia povera, e possa dare poco, debbe di quel poco non astenersi; perchè sempre ogni piccolo dono, dato ad alcuno per ricompensa di bene, ancora che grande, sarà stimato da chi lo riceve onorevole e grandissimo. È notissima la Istoria di Orazio Cocle, e quella di Muzio Scevola; come l’uno sostenne i nimici sopra un ponte, tantochè si tagliasse; l’altro si arse la mano, avendo errato, volendo ammazzare Porsena Re delli Toscani. A costoro, per queste due opere tanto egregie, fu donato dal Pub-