impossibile. Perchè a volerli rinnovare a poco a
poco, conviene che ne sia cagione un prudente
che veggia questo inconveniente assai discosto, e
quando e’ nasce. Di questi tali è facilissima cosa
che in una Città non ne surga mai nessuno, e
quando pure ve ne surgesse, non potrebbe persuadere mai ad altrui quello che egli proprio intendesse; perchè gli uomini usi a vivere in un
modo, non lo vogliono variare, e tanto più non
veggendo il male in viso, ma avendo ad essere
loro mostro per conietture. Quanto allo innovare
questi ordini ad un tratto quando ciascuno conosce che non son buoni, dico che questa inutilità,
che facilmente si conosce, è difficile a ricorreggerla; perchè a far questo non basta usare termini
ordinarj, essendo i modi ordinarj cattivi, ma è
necessario venire allo straordinario, come è alla
violenza ed all’armi, e diventare innanzi ad ogni
cosa Principe di quella Città, e poterne disporre
a suo modo. E perchè il riordinare una Città
al vivere politico presuppone un uomo buono, e
il diventare per violenza Principe di una Repubblica presuppone un uomo cattivo, per questo si
troverà che radissime volte accaggia, che un uomo buono voglia diventare Principe per vie cattive, ancorchè il fine suo fosse buono, e che uno
reo divenuto Principe voglia operare bene, e che
gli caggia mai nell’animo usare quella autorità
bene, ch’egli ha male acquistata. Da tutte le soprascritte cose nasce la difficultà, o impossibilità