dimeno voglio a questo proposito addurre innanzi
Popoli conosciuti nei nostri tempi. Pertanto dico,
che nessuno accidente benchè grave e violento,
potrebbe ridurre mai Milano o Napoli libere, per
essere quelle membra tutte corrotte. Il che si vide
dopo la morte di Filippo Visconti, che volendosi
ridurre Milano alla libertà, non potette e non seppe
mantenerla. Però fu felicità grande quella di Roma, che questi Re diventassero corrotti presto, acciò
ne fussero cacciati, e innanzi che la loro corruzione fusse passata nelle viscere di quella Città; la
quale incorruzione fu cagione che gl’infiniti tumulti, che furono in Roma, avendo gli uomini il fine
buono, non nuocerono, anzi giovarono alla Repubblica. E si può fare questa conclusione, che
dove la materia non è corrotta, i tumulti ed altri
scandali non nuocono; dove ella è corrotta, le leggi
bene ordinate non giovano, se già le non son mosse
da uno che con una estrema forza le faccia osservare tantochè la materia diventi buona; il che non
so se sì è mai intervenuto, o se fusse possibile che
egli intervenisse; perchè e’ si vede, come poco di
sopra dissi, ch’una città venuta in declinazione
per corruzione di materia, se mai occorre che la
si levi, occorre per la virtù di un uomo ch’è vivo
allora, non per la virtù dell’universale che sostenga
gli ordini buoni; e subito che quel tale è morto
la si ritorna nel suo pristino abito; come intervenne a Tebe, la quale per la virtù di Epaminonda, mentre lui visse, potette tenere forma di Re-