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sempre peggiori un dì più dell’altro una politica misteriosa, fonte continua di dolorose incertezze, fomento di partiti lottanti a vicenda, figlia della impopolarità, nata sotto gli auspicii malaugurati della straniera diplomazia, alla quale se molto stanno a cuore gl’interessi politici dell’Europa minacciati da una guerra generale, non del pari le stanno quelli dell’indipendenza assoluta e dell’unione italica, che essa non amò giammai. Partecipi della comune ansia, e a questo generale mal essere, che ci allontana poco a poco da quella grande speranza che ci brillò nell’animo di vedere realizzato il più sublime concetto dei popoli italiani, noi non potevamo stare muti in faccia al pericolo, e alla cupa tristezza, che poco a poco infonde nel cuore d’ognuno l’idea dell’oscuro, e incerto nostro avvenire. E poiché volle sventura, che Italia abbandonata da’ suoi migliori, ridotta a pugnare con un braccio solo, avesse a ricadere sotto la protezione delle potenze straniere, che le si dicono amiche, non esitammo a fare noi pure appello alla loro forza, alla loro dignità, alla loro giustizia; noi chiedemmo il soccorso del loro braccio a vendicare contro Austria la santità del diritto nazionale orrendamente violata, e calpestata sul nostro suolo; a difendere la santa causa dei popoli da noi rappresentata; a non far sì, che una guerra dichiarata santa nel suo principio sia sorgente di diabolici assestamenti nel suo fine, per mezzo di una pace vergognosa, non accettabile, non duratura. Noi parlammo alla Francia, all’Inghilterra, all’Alemagna parole degne di noi, degne di loro; non furono le parole nostre codarde, né vili, ma quali si addicono ad una nazione prostrata solo per un momento dalla sventura, non già vinta; tale insomma che può ancora rinfocare il primo entusiasmo, pronta da un dì all’altro alla riscossa, d’una nazione infine, che ha ancora una armata, ed un Re parati a rifare il cammino perduto, a rinnovare i fatti luminosi di Goito, di Peschiera, e di Pastrengo, a riprendere colla forza quello che per diritto le si compete. Ma per aggiugnere questo grande scopo