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Comitato centrale accolse favorevolmente il pensiero di aprire in questa Capitale nel prossimo ottobre un Congresso nazionale politico; il primo che si presenti in Italia con questo nome e con questo scopo, perché prima la politica nazionale era nulla, ed era tutto quella del dispotismo e della spada. Oh! la storia dirà certamente, che noi cittadini esuli dalle domestiche mura, qua balestrati da prepotenza straniera, avemmo il coraggio di proporre ed attuare una grande congregazione de’ più veggenti pubblicisti ed economisti italiani, acciò progettino e formino quella legge elettorale che dovrà essere comune a tutti i popoli d’Italia; e diano vita a quel patto federale, che dovrà vincolare in uno diritti, interessi e bisogni di ciascun popolo, volgendoli alla difesa della comune patria, e della nazione. Oh! certamente si ammirerà dagli avvenire quest’opera nostra, il cui solo attentato, o il pensiero soltanto avrebbero un tempo costato patiboli e catene. Ma e che possono i pericoli a fronte di cittadini risoluti a difendere la patria, a salvarla con ogni legittimo mezzo dai mali della schiavitù che la minacciano? Noi non abbiamo temuto di affrontarli, checché incogliere ci possa ove il successo non risponda, ciò che non crediamo, alle grandi nostre speranze. Noi abbiamo a quest’ora chiamati fra noi con invito speciale più di cento illustri italiani, chiari per opere e per ingegno, i quali non vorranno privarci del loro aiuto in sì gravi contingenze della patria. E i giornali già corsero annunziatori a quanti in Italia coltivano la scienza del giure, e la politica, e militare economia a convenire in questa città apportatori di lumi, di cognizioni, e di fatti speciali; ed essi non mancheranno, speriamo, alla chiamata, perché sanno che qui ora si agitano le supreme fortune d’Italia. Che più? Noi non volemmo che alla grande opera mancasse l’appoggio morale dell’ingegno e della scienza oltramontana; epperò mandammo lettere particolari d’invito a quanti più riputati intelletti illustrano Francia, Inghilterra, Spagna, Belgio e Alemagna, persuasi che la scienza essendo cosmopolita,