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SALMO XLII.

1          Qual assetato rugge
     Dietro a’ freschi ruscelli
     Cervo, che corno fugge
     Di cacciatori isnelli:
     Tal dietro a te si strugge,
     O Dio mio, l’alma ansante.
     Almo fonte di vita,
     Quando sarà gradita,
     Da comparirti inante?
2          Da l’occhio lagrimoso
     Piove dirotto umore,
     Che, per cibo doglioso,
     Sugge l’afflitto core.
     Nè di notte ho riposo,
     Nè tregua al chiaro giorno:
     Mentre m’è detto ognora
     U’ fa il Dio tuo dimora?
     Con accorante scorno.
3          Ne’ cocenti sospiri,
     Par che ’l cor mi si schianti,
     E che ’n vena si giri
     Di traboccati pianti:
     S’avvien che ’n se rimiri
     Quando al sagrato Tempio
     Andava giubilando,
     Ed al popol cantando
     Dava di festa esempio.
4          Ma perchè, anima mia,
     Sconsolata t’arrendi?
     Ergati fede pia,
     E ’l tuo Signor attendi.
     Il singhiozzar di pria