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salmo xxxix. 71

     De l’esser mio mondano
     L’ombra fugace chiaramente addita.
     Troncasti a quattro dita
     Il fil del viver mio, ch’è sogno vano.
4          Ogni mortal in vero
     Altro non è che lieve fumo a’ venti,
     Qualor più s’erge altero.
     E sono d’esso tutti gli andamenti
     Falsa di vita imago.
     Egli fatica, con sudori e pene,
     In adunar del bene,
     Per farne un sconosciuto erede pago.
5          Or, che sperar degg’io,
     Od altronde aspettar? Tu la mia speme,
     Tu se’ tutto ’l disio.
     Sciogli di colpe il fascio che mi preme.
     Di color cui l’orgoglio
     L’alma travia, non darmi a’ vituperi.
     Del cor i moti fieri,
     Perchè tu ’l festi, raffrenar i’ voglio.
6          Quell’aspra piaga alleggia,
     Con che mi sface la tua man armata,
     Che contra me guerreggia.
     Qualor la pena a giusta lance è data,
     A nostra iniquitade,
     De l’uom l’onor ratto si strugge e scola
     Come trita tignuola,
     E si risolve in mera vanitade.
7          Abbi l’orecchia volta
     A’ gridi amari e dolorosi pianti,
     E ’l mio pregar ascolta.
     Perchè dinanzi a’ tuo’ riguardi santi
     Pover son pellegrino,
     Come già fur i mie’ padri e maggiori.
     Lascia ch’i’ mi ristori,
     Pria che giunga ’l morir omai vicino.