Solleverà la testa,
Per la salute sua, ch’andrà vantando.
E l’ossa mie, già tutte secche e trite,
Diran rinvigorite:
Chi ti può pareggiar, alto Signore,
Che l’afflitto ritogli
Al più forte di lui crudo oppressore,
Nè vuoi ch’a suo piacer sempre lo spogli? 5 Mendaci testimoni
Son surti, ciò che non debbo chiedendo:
E, per uffizi buoni,
Altro che mal, ingrati, non rendendo.
Tende ogni lor pensier, ogni desire,
Sol’a farmi morire:
Avvegnachè, qualor infermi furo,
Vestito andassi a bruno,
E a capo chino; ed in cordoglio duro,
Per lor spandessi prieghi con digiuno. 6 In vesti sozze ed adre,
Qual chi ’l fratello o ’l fido amico piange;
O ’l lutto di pia madre
Di poco estinta, il cor gli afflige ed ange,
Grevi passi per lor moveva attorno.
Essi, a l’incontro, scorno
A me cadente fer, raccolti a schiere:
E, digrignando i denti,
Di nascoso mi der sannate fiere,
Con giucolari, in motteggiar mordenti. 7 Veggendo l’opre loro,
Infin a quando, o Dio, cheto rimani?
A l’alma mia ristoro
Concedi omai da’ lor strazi inumani.
Salva l’unica mia da’ denti felli
De’ crudi leoncelli.
Ed io ti vanterò con chiari modi,
Ne la grande adunanza