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salmo xxxiv. 59

6          Guarda la lingua altrui non sie nociva,
     N’avvenga mai che da le labbra s’oda
     Uscirti inganno o froda.
     Fa pur il ben e ’l mal oprar ischiva:
     Procaccia l’alma pace
     D’un affetto seguace.
     Gli occhi a’ giusti il Signor volge clemente,
     E tiene a’ gridi lor l’orecchie intente.
7          Ma di giusto furor l’accesa faccia
     Incontro a’ felli malfattori affisa:
     E gli divelle in guisa,
     Che ’n terra non riman di loro traccia.
     A lui gli stridi e pianti
     Spandon i giusti e’ santi:
     Ed ei propizio a’ lor disiri attende
     E d’ogni afflizion salvi gli rende.
8          Di color il Signor vicin si trova
     Il cui dolente cor macera e frange
     Aspro dolor, che l’ange.
     Travagli senza fin il giusto prova:
     Ma ’l Signor, che ’l percote,
     Da tutti lo riscote.
     D’esso le membra egli conserva e l’ossa
     N’alcun fiaccarne può fiera percossa.
9          Il malvagio perir vedrassi, estinto
     Da sua malvagità propria e natia:
     E chi ’l giusto odia fia
     Diserto ed in total ruina spinto.
     Il Signor salva e cura
     Chi ’l serve in dirittura.
     Ned esser può ch’abbandonato pera
     L’uomo, che ’n lui costantemente spera.