6 Guarda la lingua altrui non sie nociva,
N’avvenga mai che da le labbra s’oda
Uscirti inganno o froda.
Fa pur il ben e ’l mal oprar ischiva:
Procaccia l’alma pace
D’un affetto seguace.
Gli occhi a’ giusti il Signor volge clemente,
E tiene a’ gridi lor l’orecchie intente. 7 Ma di giusto furor l’accesa faccia
Incontro a’ felli malfattori affisa:
E gli divelle in guisa,
Che ’n terra non riman di loro traccia.
A lui gli stridi e pianti
Spandon i giusti e’ santi:
Ed ei propizio a’ lor disiri attende
E d’ogni afflizion salvi gli rende. 8 Di color il Signor vicin si trova
Il cui dolente cor macera e frange
Aspro dolor, che l’ange.
Travagli senza fin il giusto prova:
Ma ’l Signor, che ’l percote,
Da tutti lo riscote.
D’esso le membra egli conserva e l’ossa
N’alcun fiaccarne può fiera percossa. 9 Il malvagio perir vedrassi, estinto
Da sua malvagità propria e natia:
E chi ’l giusto odia fia
Diserto ed in total ruina spinto.
Il Signor salva e cura
Chi ’l serve in dirittura.
Ned esser può ch’abbandonato pera
L’uomo, che ’n lui costantemente spera.