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SALMO XXX.

1          I’ ti sacro, Signor, lodi sovrane,
     Perchè da terra sollevato m’hai:
     Nè de’ nemici miei le voglie insane
     Festi gioir, per le mie doglie e guai.
     O Signor e Dio mio,
     L’ansioso disio
     Del cor ti feci, col gridar, palese,
     E mi scampasti da mortali offese.
2          Tu, da la chiostra cavernosa e bassa
     Mi ritraesti l’affondato piede.
     Mi rendesti la vita ansante e lassa,
     Pria che ’n fesse l’avello eterne prede.
     De’ suo’ fedeli e santi,
     Con salmi, suoni e canti
     Ciascuno a celebrar, gioioso, bade
     La rimembranza di sua Santitade.
3          Perchè ’l suo cruccio è sol per un momento,
     Ma ’l suo favor tutt’una vita dura.
     Che s’alberga talor pianto e lamento
     A le prime ombre de la notte oscura,
     Riso e gioia serena
     Il dì seco rimena.
     Dissi, godendo di felice stato,
     Son, per mai non cader, fermo fondato.
4          Signor, per tua mercede e buon volere,
     Intorno al monte mio saldo riparo
     Ponesti già, contra ogni uman potere.
     Ma, rivolgendo tu lo sguardo chiaro,
     Mi sentì’ sbigottire
     E tutto misvenire.
     Ma pur a te, Signor, alzai le grida,
     Ad uopo aita richiedendo fida.



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