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salmo xxvii. 45

4          Pur or il capo mesto
     Sollevo, trionfando,
     Che rotte i’ veggio le nemiche imprese:
     Ed al Signor, nel Tempio venerando,
     Con ostie e canti a festeggiar m’appresto.
     Da te, Signor, intese
     Sien le mie voglie accese,
     E ’l mio pregar devoto.
     Ne’ mie’ dolenti gridi
     De’ tuo’ favori fidi
     Non rimandarmi a voto.
5          Mi sento in mezzo al petto
     Chiaro sonar le tempre
     Di questi tuoi ben consiglianti accenti:
     Ciechi mortali, ricercate sempre
     Di me, Dio vero, l’avvivante aspetto.
     A te gli spirti intenti
     Tengo a tutti i momenti,
     Ma, non voler, o Dio,
     De’ mie’ peccati schivo,
     Celarmi il raggio divo
     Del tuo riguardo pio.
6          Non far che giusto sdegno
     Da te mi tenga escluso:
     Che di tua maestà son servo umile.
     Già pur di sovvenirmi avesti in uso:
     Del tuo favor, o Dio, mio sol sostegno,
     Non variar lo stile,
     Nè mi tener a vile.
     Che la fè m’assicura,
     Ch’obliato dal padre,
     Negletto da la madre,
     Sarò pur in tua cura.
7          Quel buon sentier m’insegna,
     Ch’a te gli erranti guida:
     E, fra tanti nemici, risse e agguati
     Siimi schermo sicur e scorta fida.