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36 i salmi di david

6          Ora di me, Signor, non star lontano,
     Che l’angoscia è vicina:
     Nè v’è chi per salvarmi erga la mano:
     E, con rabbia ferina,
     D’ogn’intorno mi son grandi e possenti
     Di Basan tori, ad assalirmi ardenti.
7          Qual rapace leon apron lor gola,
     Contra me fiacco e frale.
     E ’n me, come acqua, si distempra e scola
     Tutto l’umor vitale.
     E, per la grave e dolorosa arsura,
     De l’ossa si scommette ogni giuntura.
8          Dentro, qual cera, il mio dolente core
     Si strugge a poco a poco.
     Spasima asciutto il bel natio vigore,
     Come arso testo al foco.
     S’attien la lingua a l’arido palato.
     Tu ne l’avello m’hai cupo affondato.
9          Un stuol m’accerchia d’abbaianti cani,
     Folta gente maligna:
     E, con chiodi confitti e piedi e mani,
     Mi fer piaga sanguigna.
     L’ossa posso contar spuntanti e scarne:
     Essi stanno a mirar senza curarne.
10          Hanno fra lor la mia spoglia divisa.
     E, per l’intera veste,
     La gara ingorda a sorte hanno decisa.
     Or, tua mercè non reste
     Lunge da me: tu, che se’ mia virtute,
     I passi muovi ratto a mia salute.
11          E, l’alma mia riscoti dal coltello:
     La soletta e diserta
     Del can rabbioso da l’artiglio fello.
     E da la foce aperta
     Del fier leone, che mi rugge attorno,
     Mi salva, e dagli assalti del liocorno.