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salmo xxii. | 35 |
Signor con tua fortezza,
Salì in sovrana altezza:
E di potenza i vanti
Daremti in salmi e canti.
SALMO XXII.
1 Dio mio, Dio mio, perchè lasciato m’hai,
E da me ti nascondi?
Nè salute mi porgi, in tanti guai?
N’al ruggir pur rispondi,
Che tutto giorno di sfogar non poso,
Di notte ancor, senza trovar riposo?
2 E pur tu se’ quel Santo venerando,
Che ’n eterno dimori:
A cui s’ode Israel tuttor, cantando,
Sacrar solenni onori.
I nostri padri in te fondar la spene,
E gli scampasti da travagli e pene.
3 A te gridaro, e furo liberati:
In te fermar la fede,
Nè di vergogna mai furo adombrati.
Là dove, a chi mi vede,
Non uom, ma sembro un verme sozzo e vile:
Scherno del mondo, e sprezzo al volgo umile.
4 Chi mi riguarda, onta mi face e scorno:
E, con la bocca torta,
Scuotemi il capo, e va dicendo attorno,
Or siegli aita porta,
Dal Signor, sopra cui s’appoggia in pace.
Or salvi ’l, se l’amar tanto gli piace.
5 Ma pur, Signor, da le materne celle
Tu m’hai tratto a la luce.
Infin da che pendeva a le mammelle,
Ripar mi fosti e duce.
Tu mio Dio sei, tu ne le braccia accolto
M’hai, fuor del ventre uscendo, ove era involto.