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26 | i salmi di david |
7 Sorgi, Signor, e muovi i passi e l’ira
Per affrontargli, innante.
Fanne strage, e per mezzo ’l brando gira,
E sì colpisci e scoti,
Che l’alma mia riscoti,
Con la guerriera man e fulminante
Da l’empio stuol mondano,
Che sol in vita fral gode, profano.
8 Tu satolli le lor ingorde brame
De’ ben de le tue celle.
Di quell’i figli lor caccian la fame,
E pur larga civanza
A’ lor nipoti avanza.
Io, col mio giust’oprar, vedrò tue belle
Luci; e destato, pago
Sarò de la divina eterna imago.
SALMO XVIII.
1 Di cor pietoso e sviscerato affetto
Amo ’l Signor, mia salda invitta possa,
Egli è mia rocca, mio castel eretto,
Ne’ perigli mi scampa e dà riscossa.
Egli è mio Dio, mia torre, erto ricetto,
Unque non fie da lui mia fede smossa.
Egli è il mio scudo e di salute il corno,
L’alto ripar del queto mio soggiorno.
2 Degno è il Signor di memorande lodi.
Qualor lo prego umil, da le contese
Mi salva e dagli ostili agguati e frodi.
Colto m’avean mortali crude offese,
E spaventato, in fieri orrendi modi,
Del scellerato stuol le piene scese.
Già m’avean del sepolcro i lacci avvinto,
E le funi di morte aggiunto e cinto.