E tutto ’n se raccolto.
Al cimento del ver pormi volesti,
Nè ’n me di falso niente
Scorgesti, che la lingua al cor consente. 3 Ben son diverse de la gente umana
Opre, consigli, imprese.
Ma, fisso al santo dir di tua sovrana
Bocca, lunge da’ fieri
Ladron, torco i sentieri.
Nel santo calle, ù ’l piè stampar apprese
L’orme, sostiemmi i passi,
Che non dichinin vacillanti e lassi. 4 Te sol, Signor, di lingua e cor invoco,
Ad esaudirmi pronto.
L’orecchio inchina al rotto suono e fioco,
Che spira l’alma ansante.
L’alte pietati sante
Metti di meraviglia in pregio e conto:
Tu, che salvi il fedele,
Con la destra, da chi l’assal crudele. 5 Siimi guardian, con quella scaltra cura
Che d’occhio a la pupilla
Schermo e ripar si fa d’agra sciagura.
E, con l’ombra de l’ale,
A l’alma stanca e frale
Porgi, Signor, pace lieta e tranquilla,
Da que’ strazi inumani,
Che di me tentan far nemici insani. 6 Di grasso ognun di lor sodo e compresso
Sbocca un parlar altero.
Dovunque ci voltiam sonci d’appresso,
Con gli occhi e con le menti,
Ad atterrarci intenti.
Rassembran il leon, cui il petto fiero,
Di sbranar voglia preme:
E ’l leoncel, che ’n tana ascoso freme.