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salmo x. 15

     A cupidigia cieca,
     Ad esso vanto arreca.
     Sdegna, fello di cor, di faccia altero,
     L’alto Signor, nè dassi alcun pensiero.
3          Nel cupo chiostro rio
     Del cor, forma e raggira
     Quel concetto fellon, che non v’è Dio.
     Sozzo è il costume, e dira
     La voglia, è altrui nociva.
     E la tua legge diva,
     Alta gli è sì, che’ tuo’ giudizi santi
     Non mira, o posti a se gli scorge innanti.
4          Gonfio d’orgoglio il core,
     Vaneggia e pur se ’l crede,
     Che’ nemici al sbuffar d’un soffio fuore,
     Sconfitti, star in piede
     Non gli potranno a petto.
     In sè volve tal detto:
     Dal gran stato dar crollo omai non posso,
     Unque non fie che mal mi caggia addosso.
5          Bestemmie, empi spergiuri,
     A piena bocca sgorga.
     Nè mai disserra i falsi labbri impuri,
     Che sotto ’l vel non porga
     Del ver, inganni e frodi.
     In vari occulti modi
     Sotto la lingua iniquitade alberga:
     Dietro a concio parlar danno s’atterga.
6          Per le ville, guardingo,
     Insidiando, guata.
     A l’uom giust’in oscur luogo solingo,
     Repente morte ha data.
     Dal suo ricetto cieco,
     Il pover, d’occhio bieco,
     Spia, imitando i modi, e ’l fiero stile,
     D’agognante leon, nel suo covile.