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SALMO VIII.
1 O Dio, nostro Signor, quant’è pur grande
Del tuo Nome divin la fama altera,
Che per la terra universal ispande
Tua Maestà, da la celeste spera!
Tu quelle ingombri stanze venerande
Co’ raggi de l’eterna tua lumiera.
Più che’ cieli non son dal terren alti,
L’alma tua gloria sopra quegli esalti.
2 Del poppante bambin le labbra molli
E del fanciul la bocca teneretta
Adopri, in far che tua virtù s’estolli:
Per affrenar la bocca maladetta
De’ nemici, che guerra, audaci e folli,
Spirano, e contra te cruda vendetta.
Per far ancor, che, mutoli e confusi,
Cessin, del lor insano osar delusi.
3 Se, fiso, de’ tuo’ cieli i cerchi miro,
Che son de le tue dita eccelso effetto,
Ed al rotar, nel lor librato giro,
Di luna e stelle, interno l’intelletto,
L’immensa tua bontà, sospeso, ammiro.
Che cosa è, dal pensier prorompe ’l detto
Quest’uomo fral, ovver de l’uom il figlio,
Che ten ricordi, o ver lui bassi il ciglio?
4 Tal lo creasti, o tu sovran fattore,
Che d’angelico onor ed eccellenza,
Fu ne l’esser natio poco minore.
Di gloria e di real magnificenza,
Tu ’l coronasti, e sì il festi signore
Di tutte l’opre tue d’alta potenza.
Tal c’have agli usi, ed a’ governi suoi,
Tutti suggetti i be’ lavori tuoi.