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10 i salmi di david

     Del dritto in man l’immota norma tieni,
     Sagace provator di cori e reni.
     Del mio schermo lo scudo è ’l sol Signore,
     Che salva e guarda ognun puro di core.
7          Largo egli è di mercede,
     A chi del giust’oprar calca il sentiero.
     Nè meno in cor gli siede
     Contr’al rubello ognor sdegno severo.
     Se ’l nemico non vuol mutar pensiero,
     Trarrà dal fodro il folgorante brando,
     E l’arco teso in man terrà mirando.
8          Già strigne l’alta mano
     L’armi, ch’incontro la caterva fella
     Unque non scote in vano.
     E dal ciel scoccherà folta procella
     De l’infocate sue aspre quadrella.
     E’ petti ad oltraggiar di rabbia caldi
     Farà ’l bersaglio de’ suoi colpi saldi.
9          Nel far scoppiare i parti
     D’iniquitade, ecco ’l nemico stenta:
     E con inganni ed arti,
     Sfogar la conceputa ingiuria tenta.
     Pur andrà vana l’opra al falso intenta.
     Una fossa cavò per altri cupa,
     Egli stesso a la fin vi si dirupa.
10          Così, il travaglio rio
     E lo sforzo, col qual i buoni infesta,
     Cader, per giusto fio,
     Vedrassi addosso, ed ingombrar la testa.
     Al gran Signor sciorrò la lingua presta,
     L’alto Nome facendo, in salmi e canti,
     Chiaro, di sua giustizia al par de’ vanti.