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salmo vii. 9

     Salvami da l’infido
     Nemico stuol, che mi persegue e preme,
     Ch’a guisa di leon, ch’al rapir freme,
     Me non isquarci, e non m’involi ratto,
     Nè per tempo mi venga alcun riscatto.
2          Se mai, Signor Dio mio,
     Ciò, ch’a torto m’appon, a far attesi;
     Se del misfatto rio
     Unque macchiar, fellon, la destra impresi;
     Se mai l’amico a tradimento offesi;
     (Io, ch’a salvar la man sempre ebbi presta,
     Qualunque me senza cagion infesta:)
3          Persegua, no ’l disdico,
     Anzi me ansante, acceso d’ira, colga,
     Implacabil nemico.
     Senza mercè per terra mi convolga,
     Calpesti e triti, e l’alma vita tolga.
     L’eccelsa gloria mia consento atterri,
     E ’n chiostro vil di sozza polve serri.
4          Muovati ira gelosa
     Ad acquistar su ’l nemico furore
     Vittoria gloriosa.
     Fatti or, a mio favor, desto, Signore:
     Che dritto è ben, che giusto difensore
     De la ragion sii tu, che la drittura
     Servar comandi inviolata e pura.
5          De le genti lo stuolo
     Aduna, e fattel comparir attorno.
     Poi, dal terreno suolo,
     Rimonta in solio, d’alta gloria adorno.
     A’ popoli ragion intorno intorno
     Facendo tu, la causa mia difendi,
     E di mia integritade al par mi rendi.
6          Gli empi pensier disperdi:
     E sì de’ giusti il fral stelo sostieni,
     Ch’ognor s’erga e rinverdi.