Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
salmo cxxxix. | 265 |
17 O Dio, guata il mio cor infin al fondo,
Se v’è nissun iniquo portamento.
I mie’ cupi pensier metti al cimento,
E per li calli guidami del mondo.
SALMO CXL.
1 Per salvarmi da l’uom malvagio e ’nfido,
Porgi, Signor, la mano:
Contr’al fello inumano
Voglimi ad uopo dar soccorso fido.
2 Il petto lor nido è di tradimenti;
Muovon liti sanguigne
Le lor lingue maligne,
Come ceraste affilan e serpenti.
3 Tosco mortal lor labbra lusinghiere
Tengon addentro ascoso:
Qual d’aspe velenoso
L’alito ammorba sottilmente e fiere.
4 D’empio tiranno dal crudel artiglio
Fammi ripar e schermo.
Da quel, ch’al piede infermo
Dar crollo e spinta prese il fier consiglio.
5 I superbi in segreto m’appostaro
Trappole, funi e reti.
Ne’ mie’ sicuri e queti
Sentier i lor ordigni mi drizzaro.
6 Dissi di lingua e cor a te converso,
Signor, tu ’l mio Dio sei.
A’ gridi e prieghi miei
L’orecchio non aver chiuso n’averso.
7 O tu, mia possa invitta, o scampo mio,
Il capo al dì de l’armi,
Ti piacque ripararmi:
Non sazïar degli empi or il disio.