8 Ch’al sol degli occhi tuoi nulla s’imbruna,
Nè ’l veder chiaro l’ombra lor contende.
Anzi la notte come ’l dì risplende,
Nè fra lor metti differenza alcuna. 9 Perchè tu se’ signor, tu possessore,
D’ogni segreta mia voglia ed affetto.
Tu nel materno chiostro u’ fui concetto,
Contesto e ’nvolto m’hai dentro e di fuore. 10 I’ vo’ cantar le tue lodi superne,
Che mi formasti in ammirande guise.
Eccelse e dal caper nostro divise
Son l’opre tue: ben ciò l’alma discerne. 11 Al tuo sovran saper non fu celata
De l’ossa mie la prima tessitura,
Varia e sottil, qualor forma e figura,
Qua giuso, in celle occulte, mi fu data. 12 De la salma carnal la massa informe
Vider tue luci, quando a parte a parte,
Sul disegno di tue vergate carte,
A te, mio Creator, piacque comporme. 13 Quanto mi sono preziosi e cari
I tuo’ saggi consigli e pensamenti!
Quanto, in grandezza, i tuoi provedimenti,
E ’n conto son a’ mie’ pensier dispari! 14 Che s’a volergli annoverar mi provo,
Imprendo di contar del mar l’arene:
Se mi risveglio, quando ’l dì riviene,
A far nuova ragion teco mi trovo. 15 Poscia che gli empi al fin, Signor, uccidi,
Ite lontan da me di sangue amici.
Il tuo sagrato Nome i tuoi nemici
Lordan, giurando falsamente infidi. 16 Non sono io pur contrario a’ tuo’ contrari?
Non m’accora la lor audacia il petto?
Porto lor capital odio e perfetto,
Ed, ispietato, gli ho per avversari.