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SALMO CXXXI.

1          Signor, il cor non ho superbo,
     N’attorno giro gli occhi alteri:
     Di folle ardir schivi i pensieri
     Sotto ’l fren d’umiltà riserbo.
2          Qual s’attiene al materno lato
     Pur or spoppato pargoletto;
     Così la mente ad ogni affetto,
     Col tuo voler ho temperato.
3          O Israel, gente gradita,
     Del sommo tuo bramato bene,
     In Dio ripon tutta la spene,
     Mentre ti durerà la vita.


SALMO CXXXII.

1          Abbi, Signor, in cara ricordanza
     Quanto adoprò David, quanto sostenne,
     E qual egli giurò voto solenne,
     A te del buon Iacob l’alta possanza.
     Se mai del proprio ostel calco la soglia,
     Disse, od a riposar letto m’invoglia.
2          Se gli occhi immergo in ozioso sonno,
     E le palpebre al sonnecchiar allento,
     Fin ch’ogni studio ed opra non ritento,
     Per ritrovar al glorioso donno,
     Che ’n Israel potente signoreggia,
     Luogo condegno a la sagrata reggia.
3          Già sentimmo narrar ch’a’ tempi antichi,
     In Silo, d’Efraim dentro il confine,
     L’auguste stanziar tende divine.
     Quindi poi di Iaar ne’ campi aprichi.