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salmo cxxiv. | 247 |
3 Cantiam di Dio le lodi,
Che ci sottrasse a l’abbaianti brame
D’uccellator sagaci.
E ruppe reti e nodi,
E fè di frodi le tessute trame
A voto gir fallaci.
Onde scampammo da l’infido stuolo,
Come augelletto a volo.
4 Di speme il vivo stelo,
L’alto ripar e l’affidata aita
De’ nostri cor languenti,
È il Signor, che del cielo
Fe’ l’ampio velo: e fra la compartita
Schiera degli elementi,
Ne l’imo centro del librato mondo,
Fe’ de la terra il pondo.
SALMO CXXV.
1 Chi per viva e costante spene
A Dio s’attiene;
Fondato, ad ogni prova, giace
In alta pace:
Qual di Sion il sacro colle
D’immoto fondo il capo estolle.
2 Qual di Salem a’ muri santi,
Le circustanti
Montagne fan cerchio e corona;
Tal a la buona
Progenie d’Israel amato,
In eterno Dio cinge il lato.
3 Nè lascerà, che l’empia verga
Sempre le terga
Prema di sua gente gradita:
Perchè invilita