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salmo cxix. 235

     Senza rossor, ciò che ’l tuo dir n’addita,
     Sarà da me davanti a’ regi esposto.
24          Le tue leggi saran mie gioie care,
     Esse, che m’han di lor amor acceso.
     A quell’ergo le mani e ’l petto inteso,
     N’altro tema scerrò da favellare.

Zain.


25          La fè data al tuo servo ti rammenta,
     Sopra cui fatto m’hai fondar la speme.
     Il sol conforto al cor, ch’afflitto geme,
     E’ che ’l tuo dir la vita mi sostenta.
26          M’hanno i superbi avuto in beffa e scherno,
     N’unque mi son da’ tuo’ precetti torto,
     E col pio sovvenir mi riconforto
     Del santo tuo comandamento eterno.
27          Degli empi il rio pensier m’empie d’orrore,
     Perchè si son da tua Legge rivolti.
     Per dolci canti, i tuo’ statuti ho tolti,
     Dal patrio suol pellegrinando fuore.
28          Di notte a te il mio cor pensa e ripensa,
     E la tua Legge riverente osservo.
     Perchè nell’obbedirti in zelo fervo,
     La grazia tua tanto ben mi dispensa.

Heth.


29          Per cara parte m’ho il Signor eletto,
     I tuo’ detti osservar fermo propongo.
     A supplicarti tutto ’l cor dispongo:
     Fammi mercè, come hai promesso e detto.
30          Ogni opra mia in severa lance appendo,
     E ’l piè fugace a’ tuoi detti rivolgo.
     Il lento indugio al ben oprar i’ sciolgo,
     E frettoloso d’obedirti imprendo.
31          D’empi tiranni mi predò la schiera,