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salmo cxviii. 231

     Che m’hai l’orecchia porta:
     Ond’in vita risorta
     È l’afflitta alma mia,
     Per lo soccorso di tua destra pia.
9          Quel che gran tempo giacque
     Da’ folli fabbricanti,
     Riprovato nel suol sasso negletto,
     In fronte del canton fu posto avanti.
     Questo al Signor così disporre piacque:
     Ed è miracol schietto,
     Fatto al nostro cospetto.
     Quest’è il dì ch’oprò Dio:
     In esso festeggiam d’un gaudio pio.
10          Deh, salvane, ti chero,
     Signor, per tua mercede
     Benedetto colui, ch’a’ suo’ devoti,
     Nel divin Nome muove il santo piede
     Del popol suo per governar l’impero:
     Noi, di Dio sacerdoti,
     V’accogliam co’ pii voti.
     Dio, ch’è Signor eterno,
     Col suo ci alluminò guardo paterno.
11          La vittima votiva
     Sie con le funi avvinta
     A l’alte corna dal sagrato Altare:
     Tu sei lo Dio ch’adoro senza finta,
     La tua voglio intonar laude festiva:
     E le tue glorie chiare
     Fin al ciel esaltare.
     Il Signor celebrate,
     Ch’egli è buono, ed eterna è sua pietate.