Di Dio nel Nome uccise
Restaro in varie guise.
Qual l’api un sciame grosso,
A me improvviso, s’aggreggiaro addosso. 5 Ma come stipa ardente
Di spine è spenta ratto:
Così, per l’alta del Signor virtute,
Il loro stuol da me cadde disfatto.
Tu m’urtasti, o nemico, fieramente,
Per tormi la salute,
Con mortali cadute.
Ma in questo crollo grave,
Erto il Signor e sostentato m’have. 6 L’invitta mia possanza,
Suggetto de’ mie’ canti,
È il sol Signor, mio caro salvadore:
D’alma vittoria i gridi trionfanti
Scoppian de’ giusti ne la lieta stanza:
La destra del Signore
Fe’ prove di valore:
Eretta in somme altezze,
La destra del Signor fece prodezze. 7 Di morir non pavento,
E di viver son certo:
Per narrar del Signor gli atti ammirandi:
Ben ho da lui gastigo aspro sofferto,
Nè mai di darmi morte ebbe talento.
Aprite gli usci grandi
Dei templi venerandi,
D’alma giustizia sede,
Afin che ’n quelli i’ metta il casto piede. 8 Quivi fie, ch’i’ racconti
La tua gloria sovrana:
Del Tempio del Signor quest’è la porta,
Per quella i giusti avran entrata piana.
Quivi di te farò gli onori conti,